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20 luglio 1992

Lucia e Paolo Borsellino (clicca per ingrandire)

di Luca Cirrone

[Sono un ex studente di Giurisprudenza e neo praticante avvocato penalista. Forse non ho il diritto di scrivere certe cose. Fatti che forse non sono andati così. La verità è che li ho sempre immaginati così, perché l’empatia è allo stesso tempo dono e condanna ma anche perché vedo eroico coraggio in gesti all’apparenza piccoli e quotidiani. Volevo condividere queste righe con voi visto il seguito nel gruppo di Facoltà. Con Stima, Luca Cirrone]

Molti studenti non si sono presentati all’appello di Luglio. La notizia ha scosso gli animi. Quei pochi presenti nell’aula commentano il fatto con un brusio assordante, tipo le cicale nei pomeriggi d’estate, nonostante il professore inviti a fare silenzio e chiama i primi. Ma quando chiama LUCIA, piomba un silenzio tombale. Tutti si voltano. Tutti sorpresi di vederla lì. Si alza, va alla cattedra, sostiene l’esame e torna a sedere vicino alla sua amica. La stessa con cui il giorno prima, domenica, aveva ripetuto mentre tutta la sua famiglia era nella villetta dei nonni al mare. Quel 19 luglio faceva un caldo che toglieva il fiato in città. Il padre di Lucia aveva insistito al telefono affinché lo raggiungesse lì per un bagno insieme, ma niente da fare. Cocciuta come lui. Pertanto la mattina si erano visti solo di sfuggita. Però lo rivide meglio, il pomeriggio. Sul tavolo in acciaio della sala mortuaria. Lo rivide steso mentre da sola vestiva quello che era rimasto del corpo dilaniato e di brandelli di tessuto pieni di polvere mista a sangue che un tempo dovevano essere una Polo. Ecco perché la mattina seguente, 20 luglio del 1992, il professore poneva le domande con voce tremante come alle 16.58 era tremata Palermo. Quella studentessa era Lucia Borsellino, figlia di Paolo.

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