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Un sabato speciale con gli studenti del Liceo “Danilo Dolci” di Palermo

Sabato 20 ottobre 2018, un sabato inaspettato, un sabato speciale con gli studenti del Liceo delle Scienze Umane e del Liceo Linguistico “Danilo Dolci” di Palermo in un magazzino nel cuore di Brancaccio.

Ci sono luoghi e persone “speciali” con le quali tutto quello che fai assume un significato diverso.

Lo percepisci subito, lo senti nell’aria…

All’incontro organizzato dal prof. Barbieri e fortemente voluto dal Dirigente Di Fatta hanno partecipato il dott. Mario Conte giudice della Corte d’Appello di Palermo e autore del libro “I dieci passi”, il dott. Francesco Del Bene Sostituto Procuratore Nazionale Antimafia, Giovanni Paparcuri sopravvissuto alla strage di Rocco Chinnici, Graziella Accetta madre del piccolo Claudio Domino barbaramente ucciso il 7 ottobre 1986 nel quartiere San Lorenzo di Palermo, Massimo Sole fratello Giammatteo vittima innocente di mafia e Rosanna Melilli la coordinatrice del gruppo “Paolo Borsellino” di Palermo del Movimento Agende Rosse.

In quel magazzino senza l’ausilio di un microfono le parole riecheggiano chiare, forti e il livello dell’incontro si fa subito alto. Le persone presenti sono diverse ma l’obiettivo è unico: testimoniare che la mafia può essere sconfitta se si vuole e si è uniti.

Noi siamo lì in quel luogo confiscato ai costruttori Jenna legati ai fratelli Giuseppe e Filippo Graviano e capi del mandamento di Brancaccio-Ciaculli. I Graviano furono coloro che ordinarono l’assassinio di Padre Pino Puglisi e che secondo il pentito Giuffrè trattarono con Berlusconi attraverso l’imprenditore Gianni Jenna nel settembre o ottobre 1993. I Graviano sono stati condannati all’ergastolo per le stragi di Capaci e via d’Amelio in cui persero la vita i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, Francesca Morvillo e gli uomini della scorta  Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.

A quel punto è tutto chiaro: siamo lì perché dobbiamo fare una “spriggiusaria” (vocabolo in dialetto siciliano, praticamente intraducibile ma che indica qualcosa di più forte di un dispetto) alla mafia nel loro regno, così come ha detto Giovanni Paparcuri e perché vogliamo fermamente che il bene venga definitivamente assegnato al Liceo Danilo Dolci così come promesso.

Parlate della mafia. Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene» sono le parole di Paolo Borsellino e sono quelle che riecheggiano nella nostra mente e che guidano le nostre parole.

I ragazzi meravigliosamente attenti ma soprattutto partecipativi e desiderosi di sapere.  

L’incontro ha inizio con il dott. Mario Conte che racconta la sua storia, quella di un giudice che, con i suoi gesti quotidiani, la sua voglia di vita e vivere, ma soprattutto di insegnare e ascoltare, sa esplicare perfettamente il senso della parola legalità.

È infatti quello il senso di tutto ciò: dimostrare come ognuno nel suo piccolo può far qualcosa per rendere migliore il nostro mondo, può fare la sua parte sconfiggere la mafia.

Poi è la volta del dott. Del Bene, un magistrato che, sin da ragazzo, ha sempre sognato di fare questo mestiere. Le sue intenzioni sono chiare: offrire ai ragazzi un esempio per scegliere il percorso di vita volto al cambiamento. Le sue parole sono forti e sottolineano la partecipazione alle stragi di apparati deviati dello Stato.  Il racconto della sua vita spazia dalle prove scritte del primo concorso in magistratura nel Maggio del 1992 in cui, tra i membri della commissione esaminatrice, vi era Francesca Morvillo, magistrato e moglie del dottore Falcone, alla strage di Capaci che segna una svolta nella sua vita fino all’arrivo a Palermo nel novembre del 1998 sotto gli occhi increduli di tutti i suoi colleghi. Poi le minacce di cosa nostra e la vita sotto scorta. Infine prosegue la sua storia raccontando di come ha spiegato le motivazioni della sua scelta, come solo un padre attento sa fare, alle sue figlie di soli 3 e 5 anni. Semplicemente percorrendo senza scorta un breve tratto di strada che va dal luogo dell’uccisione del Presidente della Regione Siciliana Piersanti Mattarella, a quelli del Capo della Squadra Mobile di Palermo Boris Giuliano, del giudice Rocco Chinnici e dell’imprenditore Libero Grassi la cui unica colpa era quella di essersi ribellato al pizzo.

 

Le parole di Giovanni Paparcuri sono semplici e raccontano la sua vita, la vita di un uomo che è riuscito con tenacia a diventare da figlio di un meccanico, che non vuole studiare, ad autista di Giovanni Falcone che riconosce in lui le competenze informatiche.

L’aria si fa carica di emozione quando Graziella Accetta Domino legge la poesia scritta dal lei per il figlio “Alito di Vento” e ricorda il figlio ucciso a soli 11 anni. Dalle sue parole, al tempo stesso, traspare la grande determinazione nel chiedere giustizia e far sì che nessun bambino vittima di mafia sia dimenticato.

«A far scattare la molla – dice Graziella Accetta – è stata l’intervista a Riina Junior. Ascoltare le sue parole, sentirlo dipingere il padre come un uomo onesto mi ha portata a pensare che dovevamo fare qualcosa. I giovani devono sapere che gli assassini non sono padri onesti». Da qui la decisione di Ninni e Graziella, genitori del piccolo Claudio di far conoscere la storia dei ben 125 bambini vittime innocenti della mafia.

Poi è la volta di Massimo Sole, fratello di Giammatteo, vittima innocente di mafia che ha avuto una sola “colpa”: era il fratello della fidanzata di Marcello Grado, figlio del mafioso Gaetano, che poi si pentì dopo l’arresto nel 1989. Giammatteo era entrato in una comitiva di ragazzi che trascorreva i pomeriggi a Villa Tasca. Siamo in piena seconda guerra di mafia tra i palermitani e i corleonesi e Riina ebbe il sospetto che qualcuno stesse ordendo il rapimento dei suoi figli. I Grado furono indicati tra chi avrebbe partecipato a quel piano. E per questo Giammatteo Sole venne rapito e poi ucciso. I corleonesi volevano scoprire se quel giovane conoscesse qualche particolare. “Ma noi non sapevamo nemmeno chi fosse Marcello Grado – dice oggi Massimo Sole – perché per noi era solo uno degli amici della comitiva”. La verità venne dalle dichiarazioni di Spatuzza, il quale disse “Era un innocente, lui rideva perché gli sembrava uno scherzo. Questo non c’entra nulla con quello he volevamo sapere!” Ma a quel punto il destino di Giammatteo era segnato perché li aveva visti in faccia. Così muore senza capire il perché, tra torture atroci, un giovane di soli 23 anni.

A concludere il giro di interventi è la prof.ssa Rosaria Melilli, che al fianco di Davide Minio, Giovanna Pedroni e Valentina Lopez spiega ai ragazzi quali sono gli obiettivi del Movimento delle Agende Rosse e li invita a guardare il video che è stato presentato a Palermo in via D’Amelio il 19 luglio 2018. Si tratta di un documentario inedito frutto del lavoro di anni di raccolta e analisi dei video della strage in cui persero la vita Paolo Borsellino e 5 agenti della sua scorta. Clicca qui per vedere il video

E poi la testimonianza di una mamma, compagna di classe del fratello del piccolo Claudio, con il quale avevano vissuto insieme pure il giorno della Prima Comunione. Le parole di una mamma sono autentiche e vere, quelle di chi vuole educare i propri figli con sani principi.

Infine le domande dei ragazzi, tante… La curiosità di voler sapere di più sul volontariato come forma di contrasto alla mafia, sugli aneddoti sul matrimonio di Giovanni Paparcuri avvenuto alla presenza di due ospiti speciali come Falcone e Borsellino ed sugli episodi divertenti di Claudio “bimbo monello ma educato” così come la definisce mamma Graziella. A rispondere è anche Davide Minio coordinatore della sezione di Palermo dei City Angels ed attivista delle Agende Rosse. L’impegno antimafia deve essere quotidiano e deve essere coerente con il nostro stile di vita.

Alla fine un altro attivista delle Agende Rosse Giuseppe Castronovo regala una copia del libro “Al posto sbagliato” di Bruno Palermo al dott. Del Bene in segno di riconoscimento della sua attività di magistrato.

Il nostro particolare ringraziamento va alla scuola, ma soprattutto a quei meravigliosi ragazzi di Brancaccio, che spesso etichettati come soggiogati dalla mafia, hanno dimostrato, con domande pertinenti, la loro voglia di essere cittadini consapevoli e di cui Danilo Dolci può esserne certamente fiero.

Il gruppo Agende Rosse “Paolo Borsellino” di Palermo.

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