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Toghe Lucane : All’alba del riscatto

All’alba del riscatto
Toghe Lucane è la più importante inchiesta degli ultimi cinquant’anni.
E potrebbe mettere in discussione i poteri forti
 
di Nicola Piccenna
 
Molti la conoscono come “Toghe Lucane”, pochi ne conoscono realmente il contenuto e la portata. Ci riferiamo all’inchiesta aperta nell’anno 2003 dal Dr. Luigi De Magistris sostituto procuratore presso la Procura della Repubblica di Catanzaro.
A dire il vero, le reali dimensioni del procedimento penale affidato al PM catanzarese le conosce solo lui. Noi possiamo solo intuirne la mole, come si fa per gli iceberg, sapendo che la parte emersa è la piccola parte di quella sommersa. E qui, già la parte emersa è enorme!
Esploriamo insieme questo iceberg di ghiaccio bollente. Il procedimento penale si incardina a Catanzaro per competenza ex art. 11 c.p.p.; in pratica perché si riferisce ad indagini per ipotesi di reato a carico di magistrati del distretto giudiziario di Potenza che comprende i giudici che operano nei tribunali di Potenza e Matera. E, come si sa, ad indagare sui magistrati di un distretto sono chiamati i colleghi di altra e diversa Procura, secondo le disposizioni dell’articolo undici del Codice di Procedura Penale.
Nell’anno 2003, finiscono sul tavolo del Dr. De Magistris alcune denunce scaturite dall’archiviazione di un procedimento penale relativo a presunti abusi nell’autorizzazione a costruire un insediamento turistico (“Marinagri”) finanziato con fondi pubblici e dalla dichiarazione di fallimento del Consorzio Anthill (società impegnata nella gara per la telefonia UMTS). In entrambi i casi, i denuncianti lamentavano comportamenti penalmente rilevanti dei magistrati operanti presso il Tribunale di Matera.
Erano i primi “passi” dell’inchiesta e riservarono da subito sconcertanti scoperte, tanto da creare fra denuncianti e magistrati inquirenti (incaricato dei fascicoli, con De Magistris, era all’epoca il Dr. Mario Spagnuolo – procuratore aggiunto a Catanzaro) una sorta di diffidenza. Quanto veniva denunciato era talmente grave e articolato da sembrare frutto di fantasie o manie persecutorie dei ricorrenti, tanto inverosimili apparivano ai PM i reati per numero, entità e personaggi coinvolti.
Solo dopo alcuni mesi, forse più di un anno, effettuate le verifiche e ottenuti i primi rapporti degli organi di Polizia Giudiziaria delegata, l’incredulità con cui gli stessi inquirenti avevano affrontato l’inchiesta cominciò a trasformarsi nella coscienza di aver “messo le mani” su un vero e proprio sistema di relazioni che perseguiva finalità non perfettamente aderenti alle prescrizioni preclusive del Codice Penale, del Codice di Procedura Penale e di svariate Leggi dell’ordinamento repubblicano italiano.
Così scrive il Dr. Luigi de Magistris nel decreto con cui dispone la perquisizione a carico di importanti figure istituzionali coinvolte nell’inchiesta “Toghe Lucane” nel giugno 2007:
“La Procura della Repubblica di Catanzaro sta procedendo ad indagini preliminari con riferimento, tra l’altro, alla sussistenza di un sodalizio criminoso in grado di condizionare l’attività delle istituzioni attraverso la collusione di intranei alle stesse (magistratura, forze dell’ordine, amministrazioni comunali, Regione Basilicata, Ministero dello Sviluppo già Ministero delle Attività Produttive, Ministero della Giustizia). I sodali, che possono beneficiare di attività concorrente di persone che di volta in volta prestano il loro contributo per consentire la perpetrazione del programma criminoso (finalizzato per lo più a perpetrare truffe ai danni dello Stato, della Regione e della Unione Europea, alla corruzione di appartenenti alle Istituzioni, al consolidamento di un vero e proprio “centro di affari occulto” capace di consolidare ed alimentare il proprio potere per interessi personali e di gruppi, anche occulti) sono in grado di operare, attraverso anelli di collegamento esistenti in altre parti del territorio nazionale, al fine di condizionare procedimenti penali, delegittimare e condizionare (o tentare di condizionare) appartenenti alle istituzioni che esercitano il proprio dovere, persone della società civile che “osano” denunciare il malaffare esistente tra i cd. “colletti bianchi”, inermi cittadini che si imbattono, anche loro malgrado, nell’orbita dei centri di potere occulti che operano in Basilicata, con forti collegamenti con la Calabria e Roma.
Il Procuratore Generale della Repubblica dr. TUFANO appare essere, dagli elementi acquisiti, il punto di riferimento di taluni avvocati e magistrati al fine di esercitare le proprie funzioni per danneggiare altri magistrati ed altri avvocati che, nell’ambito delle loro funzioni, si sono trovati ad avere a che fare con i “poteri forti” operanti, in modo anche occulto, in Basilicata.
L’Avv. LABRIOLA, unitamente all’Avv. BUCCICO il quale appare aver anche asservito ad interessi di parte le sue altissime funzioni di componente del Consiglio Superiore della Magistratura, rappresentano due dei principali avvocati in grado, attraverso radicate collusioni all’interno della magistratura, di influire sull’andamento di procedimenti penali, garantire “l’insabbiamento” di procedimenti, influire su procedure fallimentari, indirizzare indagini in direzioni tali da contrastare avversari politici, perseguire, in definitiva, interessi affaristici ed occulti, in cui appare anche sussistere una matrice di tipo massonico.
La dr.ssa FASANO, attraverso il suo ruolo di dirigente della Squadra Mobile della Questura di Potenza, al fine di favorire il ruolo politico del marito, importante esponente della margherita in Basilicata, ed al fine di ostacolare l’attività investigativa condotta da taluni magistrati e da taluni appartenenti alla polizia giudiziaria, prestava le proprie funzioni in modo da non garantire il genuino andamento dei procedimenti, cercando di influire sul corretto svolgersi degli stessi.
Il Sottosegretario BUBBICO rappresenta, all’interno del sodalizio, il punto di riferimento politico apicale, unitamente ad altri appartenenti alla politica, in una logica trasversale negli schieramenti, il cui collante appare essere quello del perseguimento di affari (in particolare nel ghiotto settore dei finanziamenti pubblici, altro collante tra i centri affaristici lucani e calabresi, le cui ingenti somme appaiono rimpinguare non solo le tasche di privati, ma anche degli stessi partiti politici). L’esponente di primo piano del partito dei democratici di sinistra ha un ruolo chiave, all’interno del sodalizio, per la realizzazione degli affari unitamente al sodale dr. Michele CANNIZZARO, marito della dr.ssa GENOVESE, già magistrato di “punta” della Procura della Repubblica di Potenza, per la quale è stato disposto il trasferimento d’ufficio al Tribunale di Roma.
BUBBICO assume un ruolo centrale nell’organizzare il percepimento illecito di fondi pubblici, garantisce la capacità di intervento nella gestione della sanità, rappresenta il collante tra quella parte della politica, della magistratura e degli imprenditori che fanno e tentano di fare affari in violazione di legge. Rilevante ed indiscusso è il suo ruolo nella cd. “vicenda PANIO” in cui si realizza, tra l’altro, il mercimonio della funzione da parte della dr.ssa GENOVESE ed all’interno della quale il dott. CANNIZZARO assume la guida dell’Ospedale San Carlo da dove è in grado di governare, unitamente agli altri sodali, la gestione di affari e dispensare “prebende” varie a chi, a vario titolo, ha contribuito, anche dall’esterno, al rafforzamento del sodalizio”. I nomi e le funzioni delle persone indagate, si badi che mancano ancora nella citazione il Dr. Giuseppe Chieco – capo della Procura di Matera, il Dr. Bonomi – sost. proc. generale della Procura Generale di Potenza, e molti altri fra magistrati, politici, imprenditori e bancari lucani; forniscono un quadro abbastanza preoccupante della delicata inchiesta catanzarese.
La “reazione” alle indagini del Dr. De Magistris non tardò a manifestarsi. Una sorta di “contro inchiesta” era stata avviata dalla Procura della Repubblica di Matera che, in seguito a qualche decina di denunce-querele presentate dall’Avv. Emilio Nicola Buccico aveva ipotizzato il reato di “associazione per delinquere finalizzata alla diffamazione a mezzo stampa del senatore Emilio Nicola Buccico”. Gli indagati erano alcuni giornalisti (Carlo Vulpio – inviato del Corriere della Sera; Gianloreto Carbone – inviato della trasmissione televisiva “Chi l’ha visto?”; Nino ed Emanuele Grilli – Direttore ed editore de Il Resto; Nicola Piccenna – capo-redattore de Il Resto) ed il capitano dei carabinieri Pasquale Zacheo (Ufficiale di PG delegato per alcuni aspetti dell’inchiesta “Toghe Lucane”).
Una massiccia e prolungata attività di intercettazioni telefoniche consentirono alla D.ssa Annunziata Cazzetta (PM materano titolare delle indagini sui giornalisti ed il capitano dei CC) ed a numerosi magistrati indagati in “Toghe Lucane” di conoscere alcuni sviluppi dell’inchiesta a loro carico direttamente dalla viva voce del Dr. De Magistris e del Capitano Zacheo. Praticamente la procura indagata ascoltava le telefonate del magistrato che la indagava mentre, in questo clima di controffensiva giudiziaria, scaturirono le decine di incolpazioni con cui il Ministro della Giustizia (Clemente Mastella, ndr) ed il Procuratore Generale Presso la Suprema Corte di Cassazione (Mario Delli Priscoli), a partire dal settembre 2007, chiesero il trasferimento del Dr. De Magistris ad altra sede ed altro incarico. Richiesta accolta dal Consiglio Superiore della Magistratura nel gennaio del 2008. È il momento di massimo sviluppo della reazione all’attività del magistrato catanzarese o, se vogliamo, è il momento di minima “tenuta” istituzionale.
Tanto sono inconsistenti le contestazioni mosse al Dr. De Magistris da far apparire come invalicabile il muro dei “poteri costituiti” che ne vogliono pervicacemente impedire l’attività giudiziaria; costituzionalmente garantita, anzi, obbligatoria! Ma, c’è sempre un imprevisto in agguato, la Procura di Salerno chiamata ad indagare nei procedimenti a carico del Dr. Luigi De Magistris, nel giugno 2008 ha prodotto un atto (richiesta di archiviazione per il magistrato catanzarese) che riporta l’inchiesta “toghe lucane” nel suo alveo originario.
Viene da chiedersi come mai si è sviluppata una reazione così veemente contro l’inchiesta “Toghe Lucane”? Non ci sono elementi per rispondere a questa domanda, solo congetture. Un po’ quello che si accennava in apertura sulla “questione iceberg”. Possiamo solo intuire le dimensioni, la portata di questa inchiesta di cui spuntano i nomi eccellenti dei vertici delle Procure del Distretto giudiziario della Basilicata ma che coinvolge figure istituzionali di ancor più alto rilievo. Possiamo anche pensare, sempre che non ce ne venga fatto divieto mediante Legge dello Stato, che l’enorme ricchezza del sottosuolo lucano, che custodisce il più grande giacimento petrolifero continentale d’Europa, non sia del tutto estraneo ad interessi “perversi”. (le stime ENI vanno da 1 a 10 miliardi di barili, in soldoni da centoquarantacinque a millequattrocentocinquanta miliardi di dollari). Possiamo pensare che la ritrosia nel fornire informazioni trasparenti sulle quantità di petrolio estratto, le mancate spiegazioni circa il destino di alcuni milioni di tonnellate di stream-gas (gas disciolti nel petrolio) di cui si conosce l’avvenuta estrazione ma nessuno chiarisce quale sia la destinazione; possiamo pensare che tutto questo c’entri in qualche modo. Possiamo pensare che alcune migliaia di miliardi dell’operazione della maxi cartolarizzazione bancaria, archiviata dalla Procura di Matera e ricompresa in Toghe Lucane, siano collegate a questi ingentissimi giri di denaro. Possiamo pensare che non sia solo la D.ssa Iside Granese (all’epoca presidente del tribunale di Matera) ad aver beneficiato di mutui bancari a tassi irrisori e senza garanzie; la stessa maxi cartolarizzazione ha riguardato l’Irpinia, il Beneventano e l’Abruzzo, per esempio. Possiamo pensare che Toghe Lucane sia la più importante inchiesta giudiziaria degli ultimi cinquantanni, così importante da mettere in discussione i poteri forti, la casta, la massoneria deviata. Possiamo pensare che sia vicina la stagione del riscatto del mezzogiorno d’Italia, terra di conquista per i Piemontesi e di spartizione per i valvassori autoctoni. E questi pensieri, fino a quando il Dr. De Magistris non depositerà gli atti di chiusura delle indagini, ci riempiono di attesa e di preoccupazione. Nella speranza non siamo certamente soli e, forse per la prima volta davvero, frotte di intoccabili stanno scoprendo la paura!

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