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Gasparri vuole denunciare il movimento antimafia delle Agende Rosse

Foto di Valentina Stefanelli LaPresse22/04/2024 – L’antimafia è un terreno sempre più rovente. Lo ha dimostrato bene la giornata di sabato 20 aprile, quando gli attivisti delle Agende Rosse – movimento fondato da Salvatore Borsellino per chiedere verità e giustizia sulle stragi – sono scesi in piazza in difesa del magistrato Nino Di Matteo, vittima di un veemente attacco da parte del senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri. Tutto è partito dalla pubblicazione di un libro, dal titolo “Il colpo di spugna”, scritto da Di Matteo insieme a Saverio Lodato, in cui il pm antimafia ha criticato, sulla base di tesi minuziose, le motivazioni con cui la Corte di Cassazione ha chiuso il processo sulla “Trattativa Stato-mafia”, assolvendo gli imputati istituzionali e prescrivendo quelli mafiosi. Per le esternazioni contenute nell’opera, Gasparri ha depositato un’interrogazione al ministro della Giustizia Carlo Nordio, cui ha chiesto di punire il magistrato. A fare scudo a Di Matteo sono state però le Agende Rosse, scese in piazza a Genova in suo supporto, che hanno consegnato al prefetto cittadino una missiva rivolta a Giorgia Meloni in cui hanno stigmatizzato l’intervento del senatore forzista. Che adesso sembra addirittura avere intenzione di denunciare gli attivisti di Borsellino.

Il libro in cui il pm Di Matteo solleva quelle che, secondo la sua ricostruzione tecnico-giuridica, sono le criticità e illogicità presenti nelle motivazioni con cui la Suprema Corte ha assolto i vertici del Ros Mario Mori, Antonio Subranni e Giuseppe De Donno e l’ex senatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri dal reato di “violenza o minaccia a corpo politico dello Stato”, è uscito a fine gennaio. Un mese e mezzo dopo, precisamente il 13 marzo, il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri ha firmato – citando alcuni frammenti del testo di Nino Di Matteo – un atto di sindacato ispettivo diretto al ministro della Giustizia Carlo Nordio per sapere “quali iniziative intenda assumere per verificare l’eventuale sussistenza di responsabilità disciplinari e a tutela della magistratura, della Corte di Cassazione e dei suoi componenti”, nonché “quali iniziative intenda adottare per verificare anche l’eventuale sussistenza di reati” derivanti da quanto scritto dal magistrato palermitano.

Così, i membri delle Agende Rosse hanno deciso di scendere in piazza per esprimere solidarietà al pm, organizzando un sit-in sotto la prefettura di Genova. Gli attivisti hanno anche consegnato al prefetto Teresa Torraco una lettera aperta che ha come prima destinataria la premier Meloni. “Arduo è pensare come l’atto del senatore non possa realmente costituire un precedente grave per tutti i magistrati che vorranno continuare a pensare con indipendenza – scrivono gli autori della missiva –. Quasi impossibile non scorgere un abuso nell’atto di sindacato ispettivo e uno sfregio alla memoria di servitori dello Stato come Falcone e Borsellino”. Nella lettera, le Agende Rosse parlano espressamente di un “preoccupante l’ulteriore tentativo di boicottaggio, isolamento e delegittimazione di magistrati che mortificano la propria vita per alto senso dello Stato e della giustizia”. Aggiungendo che “tanto basterebbe affinché il senatore Gasparri avvertisse il dovere di fare un passo indietro”.

Quest’ultimo, però, non lascia. Anzi, raddoppia. Pochi minuti dopo il lancio dell’ANSA che ha dato notizia della manifestazione nel capoluogo ligure delle Agende Rosse, Gasparri ha reagito con una dichiarazione dai toni molto accesi. «Trovo fuori dalle regole costituzionali il delirio di chi vorrebbe impedire il corretto uso dello strumento parlamentare dell’interrogazione che ho usato per la incredibile vicenda del magistrato Nino Di Matteo, che contesta in modo infondato e arbitrario la sentenza che smontando la sua tesi accusatoria ha assolto dopo anni di ingiusti processi gli eroi del Ros carabinieri Mori, Subranni e De Donno – ha riferito il senatore –. Non mi farò intimidire da questa azione arrogante, minacciosa e basata su una pericolosa intolleranza. Difendo la legalità e i protagonisti della lotta alla mafia. Attaccati e denigrati da chi dovrebbe giustificarsi dei propri errori di Caltanissetta e di Palermo. Biasimo queste minacce nei miei confronti che ovviamente segnalerò alle autorità giudiziarie, con motivata denuncia».

Pino Carbone, coordinatore della sezione genovese delle Agende Rosse e primo promotore dell’iniziativa, risponde a tono. «Siamo un movimento apartitico che fa dell’antimafia la sua ragione di vita – racconta a L’Indipendente –. Ci siamo organizzati come cittadini, affermando che, sulla base dell’art. 21 della Costituzione, Nino Di Matteo ha tutto il diritto di esternare le sue preoccupazioni, che sono peraltro ben note. Le sentenze vanno sempre rispettate, ma tutti hanno il diritto di criticarle». Rispetto alle uscite di Gasparri, Carbone afferma che «nessuno, come si può constatare semplicemente leggendo la lettera che abbiamo scritto, si è mai sognato di minacciare chicchessia», e che le Agende Rosse sono «scese in piazza e approdate in Prefettura, munite di tutti i permessi di sorta, sostenendo che l’atto ispettivo promosso da Gasparri contro Di Matteo non vada nella giusta direzione. La maggioranza di governo, secondo noi, dovrebbe proteggere e custodire come un patrimonio i grandi magistrati del nostro Paese, piuttosto che attaccarli e chiedere per loro punizioni».

«Credo sia interesse di tutti comprendere se il ministro della giustizia Nordio intenda raccogliere la sollecitazione o se intenda disattenderla o se semplicemente intenda lasciarla cadere nel vuoto – ha dichiarato Di Matteo alcuni giorni fa, riferendosi all’atto di Gasparri -. Si tratta di una sollecitazione che tra l’altro proviene dal capogruppo di un partito che fa parte dello stesso governo di Nordio, io credo sia una questione d’interesse generale, perché riguarda la possibilità che un magistrato si esprima in senso critico su una sentenza definitiva. E io credo che i cittadini avrebbero tutto il diritto di sapere quale è l’intendimento del ministro rispetto a una sollecitazione che proviene da un esponente politico di un partito di governo. Troppo comodo il silenzio, io credo che di fronte a certe questioni ciascuno debba assumersi le proprie responsabilità».

[di Stefano Baudino]

Fonte: www.lindipendente.online

 

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