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La gente se ne fotte

Pubblico un articolo speditomi da Giovanni Palmieri, un giovane di venti anni, studente di Giurisprudenza, arrabbiato e, come lui stesso mi scrive, “stanco di questa Italia e dei complotti e delle stragi. Stanco, di quest’Italia fatta di gente che se ne fotte, come diceva quel grande uomo che era ed è Il Giudice Paolo Borsellino. Questa Italia che purtroppo sta distruggendo se stessa. L’indifferenza e il ‘lasciapassare’ anche delle persone oneste stanno rovinando i giovani, il futuro del Paese, e stanno divorando soprattutto il sud del paese.

Giovanni mi chiede ancora : “Che fare? Come agire? Cosa pensa lei di questa decadenza? Le chiedo una sua testimonianza, una parola di speranza e di cambiamento che lei e tutti dobbiamo pretendere per non fare cadere invano la grande opera e il grande insegnamento che il giudice Borsellino ci ha lasciato“.
A Giovanni, che nonostante la sua giovane età è anche autore di un libro “Voglio sognare”, i cui riferimenti potrete trovare sul suo interessantissimo blog
http://www.giovannipalmieri.blogspot.com/

 non posso che rispondere che la mia speranza sono proprio i giovani come lui e i tanti altri splendidi giovani che sto incontrando da quando ho aperto questo sito.
Speranza che è la stessa speranza nutrita fino ai suoi ultimi istanti da Paolo che, nella sua ultima lettera, scritta alle cinque del mattino del 19 luglio 1992 e lasciata, incompiuta sul suo tavolo, scriveva :
Sono ottimista perchè vedo che verso la criminalità mafiosa i giovani, siciliani e no, hanno oggi una attenzione ben diversa da quella colpevole indifferenza che io mantenni sino ai quaranta anni. Quando questi giovani saranno adulti avranno più forza di reagire di quanto io e la mia generazione ne abbiamo avuta
Ecco, io credo che se tutti noi, giovani e no, siciliani e no, riusciremo a trovare dentro di noi solo una minima parte di quella immensa forza che Paolo aveva dentro di se e che i suoi, i nostri nemici, hanno tentato di uccidere facendo saltare in aria un intero quartiere, allora il sogno di Paolo potrà diventare realtà e questo nostro paese “bellissimo e disgraziato“, come diceva lui, diventerà soltanto bellissimo.

La gente se ne fotte….

Come si fa a cambiare? Come si può evitare la decadenza morale e la distruzione materiale dei nostri giorni? Niente potrà cambiare e nessuna decadenza si potrà evitare fin quando la gente se ne fotterà.

Paolo Borsellino quando, poche settimane prima di morire, si rese conto della sua imminente fine e del complotto che non solo la mafia stava tramando contro la sua persona, un giorno dice alla moglie:

“… questo Paese è pieno di gente che se ne fotte…(…)”

E questo Paese, l’Italia, dopo un secolo di stragi, di complotti e di misteri, dopo la morte di servitori dello Stato che hanno pagato per l’indifferenza e il lassismo delle persone, continua a fottersene…

E’ troppo facile accusare la mafia, lo Stato, la politica senza riconoscere le proprie responsabilità.

 

Basta! Questo gioco non funziona più. E questo gioco sta distruggendo il Paese. Questo gioco sta uccidendo gli italiani senza che costoro se ne rendano conto. Sta sotterrando il Sud Italia. E ammazzerà noi giovani.

L’ignoranza e il profumo dell’interesse personale o il semplice disinteresse o l’agire facendo buon viso e cattivo gioco devasteranno totalmente il Sud dell’Italia prima. E poi anche il resto. E io mi chiedo dove sono i medici, gli avvocati, i professori che da non poco tempo sarebbero dovuti scendere in piazza. Dove sono? Dove sono loro che avrebbero dovuto dar vita già da tanto tempo a quel movimento culturale e morale che fa rifiutare il puzzo del compromesso, della contiguità e della complicità di cui parlava anche Borsellino? Non ci sono.
 

 

Queste persone si dividono in due categorie principali:

1. i disonesti che pensano esclusivamente al loro interesse

2. le persone per bene che vivono una vita normale ma con disinteresse e/o, spesso, agendo facendo buon viso e cattivo gioco perchè, dicono, le cose non potranno mai cambiare quindi meglio starsene tranquilli e non farsi problemi.

Quegli intellettuali che avrebbero dovuto agire si dividono in queste due categorie. Così come anche tutti gli altri. E, nel sud del Paese, se una persona non rientra nella prima sicuramente rientra nella seconda fascia.

Chi non rientra nell’una nè nell’altra non ha speranze. Nella maggior parte dei casi in una delle due categorie rientrano anche i giovani. E se uno, due o tre giovani su dieci non vi rientrano, allora questi o saranno disadattati sociali o, volendosi distinguere e non volendosi conformare alle logiche prevalenti saranno scoraggiati, dissuasi, denigrati. A costoro non sarà dato nessuno spazio. E seppur volessero conquistarsi uno spazio saranno sconsigliati dal farlo. Costoro saranno sbarbatelli sognatori.

La verità è che non ci sono uomini liberi. La realtà è che in tal modo si favoriscono quel clientelismo e quel nepotismo che rappresentano la causa e non solo la conseguenza di quel modo di agire, dell’indifferenza. E a giovarne sono pochi. I molti, gli altri, il resto della gente si conforma perchè pensa e crede di mantenere intatta la propria dignità e il proprio onore. Quel che conta è l’apparenza non il resto. L’apparenza può prevalere anche a discapito di quei problemi globali come l’inflazione che oggi mette in crisi le famiglie. L’apparenza può prevalere anche a discapito del rispetto di sè stessi e dunque della persona. L’apparenza può prevalere anche a discapito dei giovani e di quei pochi che vorrebbero dare un cenno di speranza e di cambiamento. Non facendo la rivoluzione ma piccole cose. Nulla potrà cambiare se ognuno non ci metterà un po’ del suo…

E così, ignari di star devastando il sud Italia e loro stessi che divengono sempre più uomini meno liberi, stanno abbandonando i giovani.

E’ così che ci stanno distruggendo…

Giovanni Palmieri

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