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La conferenza stampa di Nicola Gratteri e la necessità di fare squadra

Nicola Gratteri
Nicola Gratteri (foto redazione 19luglio1992.com)

Note a margine della conferenza stampa tenuta dal Procuratore di Catanzaro, dott. Nicola Gratteri, dopo la cattura di oltre trecento ‘ndranghetisti

Ho un’idea, una strategia, un disegno, un sogno, una rivoluzione”. Questo lo sfondo offerto dal Procuratore; dall’idea iniziale all’orizzonte che lo sostiene nel suo lavoro. Ho ascoltato più volte la conferenza stampa del dott. Nicola Gratteri per rintracciare gli spunti più interessanti, le piste percorribili, guidato da una sola domanda: “Io, cosa posso fare?”. Il cammino è stato breve, è stato sufficiente rimanere all’interno del suo asciutto, essenziale ed incisivo intervento. Ed ecco aprirsi, da subito, l’elenco dei miei compagni di viaggio: “A questo punto penso che dipenderà molto da noi, ora sta alla società civile, ma anche alla stampa, agli storici, agli educatori spiegare alla gente cos’è la ‘ndrangheta oggi, nel 2019, ma soprattutto spiegare che devono avere più coraggio. Devono occupare gli spazi che noi questa notte abbiamo liberato. La prima evidenza al confronto con queste parole è stata di accorgermi che il soggetto della mia domanda era sbagliato. Il magistrato, sa di “far parte di una grandissima squadra, motivata”, questo è il soggetto che ha riportato la vittoria nell’ultima battaglia, la grandissima squadra. Chi ha familiarità con il “noi” ha una visione più fiduciosa del futuro, perché sa che le forze potrebbero anche aumentare se crescerà: “Il recupero di senso dello Stato in ogni angolo del Paese” come ha auspicato il generale dei Carabinieri, che ha parlato subito dopo il magistrato. Il noi dunque, una costruzione che chiama tutti ad uscire dai salotti, dalla comodità della tastiera, e interpella il nostro coraggio ancora insufficiente ad accettare la sfida della malavita organizzata con l’arma nuova di chi si sa mettere insieme. Non è un caso che la piazza di Vibo Valentia è stata subito occupata da chi già si muove in rete e può contare sulla forza e sul coraggio che solo la condivisione e la comunione sono in grado di iniettare nelle nostre comunità. Sono state le bandiere di Libera ad essere lì, come dei capi cordata che arrivano a sventolare il loro saluto per primi davanti all’impresa. Le parole per rendere onore a chi l’onore ha restituito a quelle comunità, sono state semplici: Bravi! Grazie!

Penso allora alla mia città, Grosseto, a quell’abbozzo di impegno che fatica a prendere corpo proprio perché il noi, la squadra, spesso fa fatica a costituirsi; e per questo le ingiustizie che si palesano sembrano sempre imbattibili, inattaccabili. È amaro dirlo, ma l’individualismo presente in ognuno di noi, forse è il nemico peggiore per la costituzione di soggetti pubblici in grado di opporre resistenza al potere subdolo e feroce della malavita organizzata. Ma il mio pensiero non si ferma, perché l’Italia è grande ed esempi di una fiduciosa, coraggiosa, costante e gioiosa occupazione degli spazi ne esistono.

Persone che parlano la stessa lingua del Procuratore Gratteri li ho conosciuti in giro per l’Italia, molti avevano un unico punto di riferimento, La Casa di Paolo a Palermo, quartiere La Kalsa, dove lo spirito di Paolo Borsellino, grazie all’intuizione di Salvatore, suo fratello, continua ora la sua corsa sulle gambe di centinaia di Agende Rosse sparse per l’Italia e non solo. Intorno a quella casa lo spazio pubblico, occupato, grazie ad un’opera quotidiana di contagio delle coscienze, ha davvero cambiato volto, ha un’altra fisionomia e, soprattutto, un’altra destinazione. Ho visto arrivare persone che entravano in quella casa come pellegrini, chiedendo di ricevere un timbro come si chiede nei santuari al termine di un pellegrinaggio, mostrando l’orgoglio di ricevere quel segno.

Nell’itinerario ideale presentato da Gratteri, dall’idea alla rivoluzione, non si arresta mai il tempo della semina, che vede la grande famiglia degli educatori in prima linea. Oggi però sembra che questa urgenza educativa non possa procedere senza il contemporaneo impegno a fare squadra con le migliori energie per acquisire maggior coraggio e le opportunità per poterlo agire.

Uniamo allora il nostro Grazie a quei Grazie! Bravi! risuonati nella piazza di Vibo Valentia, rinnovando l’impegno a fare squadra e ad avere coraggio, contro chi vuole un gregge silente e diviso.

Grosseto, 28 dicembre 2019

Marcello Campomori

 

 

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