Tutti in piazza per denunciare che la mafia non è una piaga solo del nostro Sud ma è presente, purtroppo, anche a Varese ed è venuto il tempo di alzare la voce per dichiarare la propria posizione nei confronti di quello che in alcuni ambiti sociali diventa uno stile di vita. Lo scorso 28 giugno Varese ha visto la presenza di centinaia di persone in corteo, molte meno rispetto al previsto, ma sufficienti per far sentire la propria voce con striscioni e fiaccole.
Il ritrovo è stato in Piazza della Repubblica intorno alle 18 per organizzare la partenza del corteo che verso le 19,45 ha iniziato la sua marcia lungo via Avigno, raggiunto il tribunale, facendo poi ritorno percorrendo via S. Martino e corso Matteotti.
Se all’inizio il corteo ha manifestato con un elegante silenzio si è arrivati presto alla voce forte per fare sapere a tutta la città che i magistrati non vanno lasciati soli e che esiste una parte di Stato che è quanto meno collusa con la mafia. Nelle vie del centro sono echeggiati i cori per Borsellino, Falcone, Di Matteo e tanti altri eroi che Varese considera il vero Stato.
Negli anni settanta la mafia rapiva i figli degli imprenditori ma oggi la modalità è cambiata ed è interessata all’ambito socio-economico. Cave per smaltire rifiuti tossici, come la Cava di Cantello o costruzioni di infrastrutture che garantiscono tangenti e possibilità di inserirvi sostanze chimiche, come la Pedemontana. Temi scottanti sviscerati con maestria dal Prof. Marco Viganò.
Questo è stato il primo corteo che promette “non sarà l’ultimo” e che vede la presenza di un numero di persone tale da garantire un riscontro decisamente positivo.
È un passo importante che ci auguriamo farà da apripista a numerosi altri passi verso la meta della legalità a 360 gradi.
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