Un duro sfogo, improvviso, quello di Lucia Borsellino, figlia del magistrato ucciso il 19 luglio 1992, durante la presentazione del libro “Dalla parte sbagliata, la morte di Paolo Borsellino e i depistaggi della strage di via D’Amelio“, di Dina Lauricella e Rosalba Di Gregorio (edito da Castelvecchi). Seduta in platea alla libreria Feltrinelli di piazza della Repubblica a Roma decide ad un tratto di alzarsi e intervenire. “Io vi posso dire solo una cosa e portare qui una testimonianza che sarebbe divenuta verità processuale, se solo fosse stata depositata agli atti dalla procura di Caltanissetta – racconta Lucia – cioè quando vent’anni fa con mio fratello andammo a consegnare l’unica agenda rimasta a casa, quella grigia dell’Enel, l’unico documento in cui si evince che mio padre avesse incontrato l’onorevole Mancino e qualcun altro”. “Questa agenda l’andai a consegnare personalmente, un commesso me la stava sottraendo dalle mani perché fosse messa agli atti – prosegue – Ho chiesto che venissero fatte le fotocopie davanti a me, pagine per pagina, e me la sono portata a casa”. E poi ancora: ” Ho visto dei volti quasi infastiditi. Quando il caro La Barbera è venuto a casa mia a consegnare la borsa di mio padre ho scoperto dopo vent’anni che questa consegna non era stata verbalizzata agli atti. E quando l’aprii e vidi che non c’era l’agenda rossa che ho visto aprire e chiudere da mio padre quella mattina, perché dormivo nel suo studio, dissi come mai questa agenda non è presente? Mi risposero: “Ma di quale agenda sta parlando?”. Ho sbattuto la porta e lui ebbe il coraggio di dire a mia madre: “Faccia curare sua figlia perché sta male, sta vaneggiando”. Io queste cose le raccontai a Caltanissetta. E dopo vent’anni sono tornata lì e non c’era nulla, non c’era una traccia nei verbali”.
Be First to Comment